Lunedì mattina a Radio 3 conduttori e ascoltatori di Tutta la città ne parla si sono chiesti se è vero che l’Italia non è un paese per mamme. Dall’ultimo rapporto di Save the children emerge una risposta poco consolante, visto che l’Italia risulta carente nei servizi di supporto alla maternità. Ma grave è soprattutto la difficoltà che devono affrontare le donne italiane che vogliano conciliare maternità e lavoro, gli ostacoli che devono superare per essere riconosciute socialmente contemporaneamente come madri e come lavoratrici. Ostacoli non solo strutturali (carenze di servizi, ad esempio, o di supporti economici) ma anche e soprattutto culturali. Ancora oggi, che sorpresa tremenda.
Quello che secondo le parole della sociologa Francesca Zajczyk è il doppio sì delle donne (sì alla maternità e sì al lavoro), mi pare che nell’Italia di oggi si profili piuttosto come un “doppio no”: particolaramente agghiaccianti sono alcuni commenti giunti alla stessa redazione della Città in cui le stesse donne affermano l’inconciliabilità di maternità e lavoro, condannando le madri che vogliono essere anche lavoratrici (o viceversa, come preferite). Il controllo sociale interiorizzato, insomma, che è la forma di repressione più tragica e radicale. Donne che mettono le donne “al loro posto”, insomma.
La puntata della Città di lunedì 24 maggio, che vi consigliamo di riascoltare qui in podcast, ci permette di tornare a un grande paradosso che attraversa e ferisce la società italiana: la retorica del valore della famiglia e della maternità che si scontra quotidianamente sia con scelte politiche sia con discorsi che con la valorizzazione della maternità e del ruolo delle donne non hanno niente a che fare.
Insomma no, non credo proprio che sia un paese per donne che vogliano essere mamme, e tanto meno per mamme lavoratrici.
(RB)
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